Archeologia

Calcolitico e Neolitico

Tombe dei giganti, menhir e case delle fate. Isili è un posto fantastico

La Tomba megalitica di Murisiddi

a cura di Alessandra Saba

La tomba megalitica di Murisiddi è ubicata a poco più di 2 Km di distanza da Isili lungo il pendio orientale dell?altopiano Masìni Pranu, in prossimità della diga di Is Borròcus. L’edificio è stato gravemente danneggiato dal passaggio della strada che costeggia il lago, la quale ne ha irrimediabilmente distrutto il lato prospettico.

Fatta oggetto di indagine scientifica nel 1996, la sepoltura risulta parzialmente scavata nella roccia acclive per una profondità massima di circa un metro e mezzo ed è caratterizzata da una pianta rettangolare con fondo absidato realizzata in muratura ad ortostati sui fianchi ed a filari in aggetto sul lato postico.
Essa manca dell’ingresso e della copertura, mentre conserva un breve corridoio rettangolare fiancheggiato centralmente da due nicchie contrapposte ricavate rispettivamente tra due pilastrini realizzati con tronconi di statue-menhir, sui quali originariamente montavano due grandi lastre a piattabanda.
Oltre ai resti sconnessi di almeno dodici individui ed a ben 33 statue-menhir frammentarie integrate nella muratura e nel crollo, il monumento ha restituito interessanti oggetti di corredo sia litici che fittili, nonchè alcuni elementi relativi ad offerte funerarie.

Essi sono dati da tre ciotole, di cui due emisferiche ed una carenata, un tripode pure carenato, inoltre, due pugnaletti in rame arsenicale, una lesina, alcuni vaghi di collana ricavati da conchiglia di tipo Spondylus, due elementi a disco in osso, vari frammenti e microliti geometrici in ossidiana ed un brassard litico a lati lunghi concavi forato ai quattro vertici. Tra le offerte funerarie si sono invece documentati: un frammento di palco di corna di cervo, un femore di bue ed una mascella di ovino.

In base ai materiali di cultura in essa rinvenuti, la tomba può essere riferita al trapasso dal Calcolitico al Bronzo Antico e dunque risalire ai secoli tra la fine del III e gli inizi del II millennio a.C.

Il Calcolitico

a cura di Alessandra Saba

L’età del Rame (2.850-1.900 a.C.) è testimoniata nel territorio di Isili in diversi contesti sia di natura abitativa, sia funeraria, si documentano infatti alcune stazioni all’aperto e due sepolture di cui una in grotta e l’altra in corridoio dolmenico. Ma sono soprattutto decine di statue-menhir a contrassegnare in modo eclatante questo periodo tanto da fare di Isili uno dei principali centri di produzione della statuaria antropomorfa preistorica isolana.

LE STAZIONI ALL’APERTO

Al momento, si conoscono quattro stazioni all?aperto dove si rinvengono manufatti fittili e litici verosimilmente risalenti alla metà del III millennio a.C. Una di esse si posiziona nella giara del Pranu ‘e Ollas e si caratterizza per una grande quantità di strumenti e scarti di lavorazione in ossidiana e in minor misura in selce e in ceramica; le altre stazioni, con manufatti pressochè identici, sono localizzate a Su Perdòsu, Pranu tres Lìtteras e Su Taccu.

LE SEPOLTURE

Le sepolture dell’età del Rame sono rappresentate dalla grotta di Crabìlis e dalla tomba a corridoio di Pranu tres Lìtteras.
La prima è ubicata nei pressi del viadotto sul lago di Is Borròcus, in essa furono sepolti diversi defunti accompagnati da vasi in terracotta riconducibili alla cultura di Monte Claro (2.400-2.100 a.C.).
La tomba a corridoio di Pranu tres Lìtteras, invece, ai margini nord-occidentali dell?altopiano del G?zzini, propone la classica all’e couverte, un corridoio di forma rettangolare delimitato da lastre infisse a coltello sulle quali montavano originariamente dei lastroni collocati di piatto a costituirne la copertura.

LE STATUE-MENHIR

Sono 51 le statue-menhir restituite finora dal territorio isilese. Si tratta di stele monolitiche risalenti alla cultura Campaniforme (2.100-1.900 a.C.) che originariamente venivano infisse in prossimità delle tombe dei capi delle quali erano segnacolo.
Si caratterizzano per una forma ad ogiva che richiama la sagoma stilizzata di un corpo umano, e per una serie di simboli dal significato funerario-religioso scolpiti in bassorilievo nel lato prospettico. Anzitutto il volto, contrassegnato dal naso e dalle sopracciglia che rimanda al viso della Dea Madre; quindi l’uomo capovolto, rappresentazione del re defunto accolto nell’aldilà; ancora, i seni, altro attributo della Dea genitrice e nutrice; infine, il pugnale, simbolo del potere regale.
Distribuite lungo i margini sud-occidentali del Tacco del Sarcidano, sull’antica via che conduceva alla miniera di Funtana Raminosa di Gadoni, le statue-menhir di Isili sono espressione di una popolazione che esercitava sicuramente un controllo sui traffici del minerale del rame proveniente dall?importante giacimento.

L’antropizzazione della conca isilese ebbe inizio in tempi antichissimi, materiali provenienti da ritrovamenti in stazioni all’aperto e da ripari sotto roccia, insieme alla presenza di diverse domus de janas, offrono preziosissimi dati sulle fasi di frequentazione più antiche.

Il Neolitico

a cura di Alessandra Saba

Sin dalla preistoria, l’uomo dovette apprezzare la regione isilese per la particolare posizione geografica che favoriva i contatti coi vari distretti della Sardegna centro-meridionale; inoltre, per la morfologia dell’ambiente che permetteva stanziamenti in siti altolocati consentendo la vigilanza sul territorio e sul bestiame; infine, per la presenza di ingenti riserve d’acqua, di selvaggina, legna e materiale costruttivo così come di un clima mite e di ampie lingue di fertile terra di fondovalle impiantabili a colture di prima necessità.
L’antropizzazione della conca isilese, pertanto, ebbe inizio in tempi antichissimi, materiali provenienti da ritrovamenti in stazioni all’aperto e da ripari sotto roccia, insieme alla presenza di diverse domus de janas, offrono preziosissimi dati sulle fasi di frequentazione più antiche.

I RIPARI SOTTO ROCCIA

Il territorio di Isili mostra, in più di una località, numerose cavità naturali che si dispongono lungo le pareti rocciose fiancheggianti le pendici degli altopiani di cui in gran parte si caratterizza. Sono attualmente tre (Chistingiònis, Murisìddi, Domerènus) i ripari nei quali si sono avuti segni tangibili della frequentazione dell’uomo preistorico testimoniata dal rinvenimento di frammenti ceramici e di ossidiana risalenti all’età tardo neolitica (3.200-2.850 a.C.). Si tratta di lunghi corridoi soffittati da una breve volta piana caratterizzati da un pavimento roccioso in lieve pendenza verso l’esterno. Non diversamente da come attualmente si presentano, cinti anteriormente da un lungo muro a secco creato dai pastori che spesso li hanno riutilizzati nel corso dei secoli, anche in epoca preistorica i ripari dovevano essere frontalmente perimetrati da strutture murarie sulle quali si impostavano coperture in legno; all’interno, poi, erano probabilmente suddivisi in singoli vani con differenti destinazioni d’uso.

LE DOMUS DE JANAS

Ad Isili sono attualmente documentate sette domus de janas. Vista la profanazione in antico e la conseguente mancanza di reperti, la loro cronologia può essere ricostruita unicamente in base alle caratteristiche architettoniche, le quali suggeriscono un orizzonte crono-culturale tardo-neolitico (cultura di Ozieri, 3.200-2.850 a.C.).
Le sepolture di Settìlixi, Fàdali e Is Corònas sono di modestissimo impianto, mentre quelle di Is tanas ‘e mrexani, Domerònus, Concale Is Zoppus ed Is Pillus mostrano uno sviluppo planimetrico pi? articolato.
Le domus Is tanas ‘e mrexani, ubicate nei pressi del Belvedere isilese, sono caratterizzate da due sepolture affiancate di cui una monocellulare e l’atra bicellulare.
La domu di Domerònus, invece, si posiziona lungo la sponda occidentale del lago artificiale di Is Borròcus. Si tratta di una sepoltura con due ambienti che conserva ancora la cornice del chiusino del portello e, nella cella più interna, un ripiano a sviluppo longitudinale risparmiato nella roccia costituente, con ogni probabilità, il letto per il defunto.
Pure la domu Concale Is Zoppus, incastonata nell’alta parete calcarea alla base sud-occidentale dell’altopiano Pranu ‘e Ollas, è di tipo bicellulare; essa è stata lungamente riutilizzata dai pastori quale riparo temporaneo, come testimoniano i soffitti anneriti dai fuochi accesi durante i bivacchi.
La tomba di Is Pìllus, infine, si situa ai confini meridionali dell’omonimo altopiano, è una domu a due ambienti del tutto particolare poichè realizzata all’interno di un grosso masso erratico alto circa tre metri.

Millenni di storia ancora visitabili

Il Nuraghe Is Paras

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